Behavioral economics: come semplificare la vita agli italiani

Editor’s Note: The following is presented as part of CRE’s ongoing project to analyze, report on and engage with centralied regulatory review bureaucrats on an international basis. Readers who prefer an English translation of the following article may use a free internet translations tool, here and here.

From: L’Huffington Post

, Ordinario di Psicologia IULM, Analista del comportamento

Nel suo libro “Semplice” (Feltrinelli, 2014, 320 pag) Cassie Sunstein – coautore con Dick Thaler di “Nudge. La spinta gentile” (Feltrinelli, 2009, 288 pag), racconta la sua esperienza a capo dell’OIRA, l’Office of Information and Regulatory Affairs della Casa Bianca, l’agenzia federale cui negli Stati Uniti è affidata la supervisione del sistema di regole e regolamenti, con il compito in particolare di verificare che i benefici sociali degli atti regolativi superino i costi potenziali.

Tutti – più o meno – sappiamo che una volta approvata dal parlamento una legge è necessario stenderne il regolamento attuativo, compito affidato alla burocrazia ministeriale – funzionari e alti dirigenti. Senza regolamento, la legge rimane una mera affermazione di principi, un cattivo regolamento può rendere inapplicabile una legge e far impazzire i cittadini. Come molti giornalisti hanno ripetutamente messo in evidenza, citiamo per tutti il duo Rizzo-Stella, l’Italia è un paese soffocato da troppe leggi e dalla burocrazia ministeriale: non c’è stato da noi né un presidente Ronald Regan né un presidente Barack Obama, che – pur appartenendo a concezioni politiche diametralmente opposte – hanno promosso in modo bipartisan la semplificazione: “l’uso di un linguaggio comprensibile; la riduzione degli adempimenti burocratici; la stesura di riassunti leggibili per normative particolarmente complesse; e l’abolizione di adempimenti costosi e ingiustificati”.

Queste sono “spinte gentili” (nudges): approcci semplici e poco costosi che fanno riferimento ai principi della behavioral economics e fanno sperare in benefici economici e nel miglioramento della vita sociale, lavorativa e nella salute delle persone. Questo è esattamente ciò che serve al nostro paese per tentare di uscire dalla palude, per innescare quel cambiamento culturale di cui si parla molto ma per cui si fa ancora poco, perché manca un metodo basato su principi scientifici e quindi valutabili in termini di efficacia, sull’analisi costi-benefici, per fare in modo che, spiega Sunstein, “gli atti del governo si fondino su dati di fatto e prove chiare, non su intuizioni, aneddoti, dogmi o sulle idee di potenti gruppi d’interesse”.

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